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Disabilità e progetto di vita, presentato a Firenze ‘A good life’

FIRENZE 19.12.2023 – Valutazione complessiva dei bisogni, ma anche delle potenzialità e desideri. Con la persona e la sua famiglia al centro, insieme per definire il proprio Progetto di vita. E’ stato presentato a Firenze ‘A good life’, progetto di ricerca partecipata nato dalla collaborazione tra Regione Toscana e Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre. All’incontro, che si è tenuto all’Auditorium di Sant’Apollonia e che ha visto anche l’intervento dell’assessora al sociale Serena Spinelli, hanno partecipato quasi duecento tra componenti delle UVMD (Unità di Valutazione Multidisciplinare per la Disabilità) della Toscana e operatori e personale delle direzioni delle Società della Salute/Zone Distretto e dei Dipartimenti sociali e sanitari delle Asl. Il progetto è un tassello del più ampio e articolato lavoro che la Regione Toscana sta portando avanti da anni, insieme ad un gruppo di professionisti del territorio che hanno assunto il ruolo di formatori esperti, per definire e potenziare il modello regionale di presa in carico della persona con disabilità, inclusi gli strumenti operativi, organizzativi e gestionali.

Un percorso, che ha visto la collaborazione anche di Anci Federsanità, che ha consentito di dotare il sistema territoriale dei servizi integrati per le persone con disabilità, di indirizzi, procedure e metodologie e di specifici strumenti innovativi. Con l’obiettivo finale di favorire percorsi di presa in carico e di accompagnamento caratterizzati da un approccio omogeneo e offrire opportunità concrete per la persona, il caregiver e la sua famiglia. “L’approccio che sta alla base del nostro modello regionale per la presa in carico delle persone con disabilità – ha spiegato l’assessora Spinelli – è che il Progetto di vita lo si costruisce con la persona e con la famiglia, facendo emergere i bisogni e al tempo stesso desideri e obiettivi di vita, mettendo al centro la persona nel suo complesso e creando un vero e proprio percorso, che sia in grado di dare assistenza e opportunità. Grazie alla guida di ricercatori universitari, sarà possibile valutare l’appropriatezza degli strumenti operativi e di presa in carico attivati, per l’ascolto dei bisogni e delle aspirazioni, per la valutazione multidimensionale e la definizione del Progetto di vita. Il percorso di formazione ha coinvolto tantissimi operatrici e operatori del settore e su questa linea di indirizzo vogliamo continuare a lavorare, con la collaborazione del gruppo di lavoro dell’Università di Roma Tre che ci permetterà di implementare il modello e di confrontarci con il quadro nazionale”.

Le attività previste nella ricerca, coordinata dal professor Andrea Bilotti, permetteranno a tre territori campione di poter contare sull’affiancamento di tre ricercatrici universitarie nel loro lavoro di applicazione delle nuove metodologie. I tre casi studio che consentiranno di testare modello e metodologie sono la Società della Salute Lunigiana, la Società della Salute Fiorentina Nord Ovest e la Società della Salute Alta Valdelsa. Un percorso con il quale la Regione Toscana sposa appieno il metodo della practice research, dimensione congeniale a sostenere la crescita del sistema integrato dei servizi territoriali dato che si occupa della relazione tra metodi di ricerca e pratica, tra teoria e pratica e tra valori e sfide della pratica del servizio sociale.

“Un approccio quindi innovativo – ha aggiunto Serena Spinelli – che potrà portare frutti in termini di sviluppo di pratiche e di competenze ben oltre i tempi del percorso di ricerca, favorendo la formazione dei professionisti rispetto al sistema integrato dei servizi territoriali e avviando una modalità laboratoriale di scambio e di apprendimento continuo”.

1 commento su “Disabilità e progetto di vita, presentato a Firenze ‘A good life’”

  1. manuela fredianelli

    1) Se il funzionario cat. D dipendente dell’AUSL non è formalmente assegnato alla Società della Salute ma è rimborsato al 50% con le risorse di quest’ultima, occupandosi quindi in quota parte anche del sistema integrato dei servizi sociali, è da comprendere nella ricognizione e in quale valorizzazione numerica devo indicarlo nel file per il calcolo del FTE?

    2)Se il funzionario cat. D dipendente dell’AUSL non è formalmente assegnato alla Società della Salute e non è rimborsato con le risorse di quest’ultima pur occupandosi in quota parte anche del sistema integrato dei servizi sociali, è da comprendere nella ricognizione e in che quota parte?

    3) In riferimento all’atto di impegno all’assunzione, premettiamo che la Società della Salute Alta Val di Cecina Valdera attualmente non può assumere direttamente. Analogamente alle procedure per il potenziamento del servizio sociale, il personale verrà assunto dagli Enti Soci ed assegnato in comando alla SDS.
    Non potendo conoscere prima le risorse che saranno assegnate a questo ATS, chiediamo se è possibile procedere, in questa prima fase, con una deliberazione dell’assemblea dei soci SDS che indica l’impegno all’assunzione senza specificare gli enti soci che formalmente procederanno all’assunzione per conto di SDS?

    • Ente - Società della Salute Alta Val di Cecina Valdera
    • Ruolo - Ufficio Staff SDS
    • Parola chiave domanda - ricognizione, assunzione
    • Domanda/Problema - dubbi su rilevazione e assunzione del personale nel sistema SDS

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